Farsi conoscere sui social media

Crescere sui social: perché è così difficile?

Per i piccoli brand crescere sui social è diventato sempre più complicato. Da una parte perché siamo davanti a una saturazione dove tutti si copiano, nessuno è originale e ogni azienda è presente su Instagram, piuttosto che su Facebook, perché pensa di doverci essere, ma senza una convinzione strategica alle spalle.

Dall’altra il motivo è da ricercare nel funzionamento stesso dei social media. L’algoritmo, infatti, rende sempre più complesso apparire nel feed anche delle persone che ci seguono, figuriamoci di tutte quelle che non sanno nemmeno della nostra esistenza.

Cosa fare allora? Proviamo a capirlo insieme con questo articolo, frutto di anni di esperienza nel mondo del digitale.

Farsi conoscere sui social: quando l’attenzione è un bene prezioso

Ogni giorno sui social media vengono caricati milioni e milioni di contenuti creando un ambiente saturo sempre più complesso da navigare. Immaginati in una strada piena di macchine che strombazzano e richiedono la tua attenzione: alla fine non ce la fai più, scendi dalla macchina e cerchi altro.

Eppure anche tu hai una macchina, anche tu vorresti farti notare, ma gli altri urlano più forte, sono davanti e tu rimani sempre indietro e non importa quanto tempo ci hai messo per pulire il tuo veicolo, renderlo splendente con tutti gli optional all’ultimo grido, per i quali ci hai speso quasi mezza giornata solo per montarli. Nessuno li nota.

L’attenzione cala di giorno in giorno, gli utenti scorrono i contenuti in maniera automatica senza prestare davvero l’attenzione. Chi ha un account sui social sa che deve impegnare moltissimo tempo per creare un qualcosa di accattivante, utile e che colga in pochi secondi, forse anche meno, l’attenzione.

Emergere, quindi, richiede non solo una buona dose di creatività, ma anche una conoscenza approfondita degli algoritmi sempre più capricciosi. E questo complica di non poco le cose.

Affrontare tutte queste sfide richiede una riflessione sulle strategie messe in campo fino ad ora e potrebbe spingere a considerare alternative più sostenibili per la crescita online.

SEO copywriting e Copywriting, per cosa si differenziano 2

Crescere sui social: questione di budget

Ho iniziato ad usare i social appena sono arrivati in Italia. Ancora prima di Meta, passavo moltissime ore su MySpace e sulle pagine che si potevano creare su Yahoo, dove i fan si riunivano per parlare di un determinato cantante, attore, ma anche solo per una semplice passione.

Quando ancora andavano di moda, per anni, ho gestito forum di successo che si sono spenti man mano che gli utenti si spostavano su altre piattaforme che stavano nascendo. Tutta questa premessa per dirvi che io il mondo social l’ho sempre amato e non l’ho mai demonizzato, tanto che la mia carriera nel digitale è iniziato proprio come Social Media Manager.

Ma ora stare sui social e farsi conoscere è diventata una cosa difficilissima, soprattutto per i piccoli brand con un budget limitato. Gli algoritmi, infatti, tendono a favorire chi sta molte ore sui social e chi investe molto in pubblicità.

Chi però lavora con le PMI, sa benissimo che aziende come quelle di piccoli artigiani o investono in una figura professionale che gli aiuti nella gestione, oppure investono nelle ads. Permettersi entrambe le cose è diventato un lusso che pochi, se non pochissimi, possono fare.

E anche se si decidesse di investire in ads, il risultato non è sicuro, a meno che non si investa un budget cospicuo e lo si affidi a un Social Media Marketer specializzato nell’Advertising (con un ulteriore costo in uscita) e si abbia la pazienza a la costanza di aspettare i risultati.

Chi ha poca disponibilità di tempo e di budget farà sempre più fatica a crescere. Da qui non si scappa. Ma non ti sto dicendo di mollare i social. Una presenza è pur sempre importante. Ma il mio consiglio è quello di esplorare altre strade, che potrebbero essere utili per farsi davvero conoscere.

Scrivere un blog: investire in contenuti evergreen

A questo punto potrebbe essere utile pensare di guardarsi un po’ attorno per capire quali altre alternative ai social esistono. Tra le tante cose c’è sicuramente il proprio sito web che, tra gli altri vantaggi, ha quello di appartenerci, cosa che non accade sui social nei quali siamo solamente ospiti.

Se, infatti, domani Meta decidesse di abbandonare l’Europa, i nostri account, con tutti i nostri contenuti sparirebbero e noi non potremmo farci niente. Un sito web invece, seppur ospitato il più delle volte su server esterni, è di nostra proprietà e decidiamo noi le regole di come gestirlo.

Un solo sito web aziendale, però, può non bastare ed ecco che ci vengono in aiuto tutte le potenzialità del blog, dove poter creare contenuti che possano andare ad intercettare le richieste degli utenti.

È vero che sempre più persone fanno ricerche su Instagram, Facebook e, soprattutto, Tik Tok, ma il Re è ancora Google. A lui chiediamo qualsiasi cosa: di rassicurarci, di fornirci informazioni, di consigliarci. E da dove provengono la maggior parte delle risposte alle domande? Da blog con articoli scritti in chiave SEO che vanno a intercettare i bisogni degli utenti.

Ecco che, quindi, un blog può essere la soluzione per farsi conoscere che ha un investimento più contenuto e che nel lungo periodo è in grado di dare delle soddisfazioni.

Quanto costa avere un blog aziendale?

La risposta a quanto costa avere un blog aziendale è: dipende. Può costare in termini di tempo se sarai tu ad occupartene. Tempo che non riguarda solo la stesura dell’articolo, ma anche quello che puoi metterci nell’imparare cosa voglia dire scrivere un articolo in chiave SEO ed eventuali consulenze che puoi richiedere a un professionista.

Se, invece, sei già indirizzato nel chiedere a un professionista la gestione del tuo blog, generalmente il costo si aggira attorno ai 90€ ad articolo, oppure sui 0,07€ a parola. Con un SEO Copywriter puoi realizzare il tuo piano per il blog totalmente su misura così da venire incontro alle tue esigenze.

Ho un cliente, ad esempio, che mi ha richiesto un articolo a settimana, perché ha bisogno di farsi conoscere da zero, un altro, al contrario, che gli bastano 2 articoli al mese perché già ben posizionato sui motori di ricerca. Ognuno di questi ha esigenze e bisogni differenti a cui a me piace venire incontro in modo che tutti lavorino al meglio delle proprie capacità

Il futuro è blog

Per come stanno andando le cose in questo momento, sembra proprio che i social saranno una piattaforma sempre più d’élite dove la maggior parte di noi sarà chiamata solo ad osservare, mentre chi avrà più disponibilità di soldi e tempo riuscirà a farsi largo e a farsi un nome.

Le PMI, i piccoli artigiani, i liberi professionisti, però dovranno fare una scelta: produrre e assumere un professionista, o investire parecchio tempo sui social. Questo si traduce in investire un budget cospicuo per i social, oppure provare un’altra strada più praticabile e flessibile.

Il futuro è blog (ma anche fatto di personalizzazione e newsletter), sta solo a noi capirlo e puntare tutto sul nostro sito web e le sue infinite potenzialità.

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